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Aggiornamento blog, finalmente! Flash sugli ultimi film visti.

31 Lug

Dopo un periodo piuttosto intenso, sono riuscito a trovare un po’ di tempo per scrivere di nuovo qualcosa su questo blog. Nonostante gli impegni pressanti (corsi di recupero, preparazione e sostenimento di due test preliminari TFA, qualche piccolo problema familiare), sono comunque riuscito a visionare diversi film sia in TV sia su disco; non avendo avuto modo di preparare dei singoli articoli per ognuno di questi film, ne faccio una breve rassegna in questo post cercando di limitarmi solo qualche commento, anche se si tratta di pellicole che avrebbero meritato ben altro spazio. L’ordine con cui li presento non è necessariamente quello temporale in cui li ho visti.

  • Joe, il pilota (USA, 1943) – GENERE: fantastico, guerra. REGIA: Victor Fleming. INTERPRETI PRINCIPALI: Spencer Tracy, Irene Dunne, Van Johnson, Ward Bond. Un buonissimo film di ambientazione militare con una prima parte più incentrata sulla storia d’amore tra i due protagonisti mentre la seconda parte è caratterizzata dall’elemento fantastico. Pellicola che colpisce per i rapporti umani intensi e la sensibilità dei dialoghi. Ottimo Spencer Tracy (attore che adoro) ma anche Irene Dunne (per me è stata una piacevole scoperta) si dimostra attrice di grande spessore e di notevole simpatia. Positiva anche la prova di un giovane Van Johnson. La direzione saggia e precisa è di Victor Fleming, regista che ha firmato lavori straordinari come il pluripremiato e celebre Via col vento e Il dottor Jeckyll e mister Hyde (ancora con il grande Spencer Tracy) ottimo remake dell’omonimo film già diretto da Rouben Mamoulian.
  • Fortapàsc (ITALIA, 2009) – GENERE: drammatico, biografico, crimine. REGIA: Marco Risi. INTERPRETI PRINCIPALI: Libero De Rienzo, Valentina LodoviniMichele Riondino. L’ultima parte della vita di Giancarlo Siani, il giornalista napoletano ucciso nel 1985 dalla camorra perchè considerato scomodo a causa delle sue inchieste contro la criminalità organizzata. Pellicola di impegno civile ben diretta da Marco Risi (il figlio del grande Dino, a cui il film è dedicato) che fa emergere soprattutto il lato umano e più intimo del protagonista, il suo modo di affrontare la vita quasi con leggerezza ma in fondo animato da grande passione e motivazione. Un personaggio straordinario del quale ho apprezzato il modo di fare e nel quale mi ci sono in parte identificato. Ottime le musiche, soprattutto successi italiani di metà anni ’80, epoca in cui è appunto ambientato il film.
  • La maschera di cera (USA, 1953) – GENERE: horror, mistero, crimine. REGIA: André De Toth. INTERPRETI PRINCIPALI: Vincent Price, Frank Lovejoy, Phyllis Kirk, Carolyn Jones, Paul Picerni. Interessante per certi aspetti, con qualche difetto sotto altri punti di vista; queste sono le impressioni che ho ricavato da questo film diretto da André De Toth. Si tratta di una delle prime pellicole girate inizialmente con tecnica stereoscopica (3D), contraddistinta da un ottimo colore e validi effetti speciali ma che, come accennavo, presenta alcuni aspetti negativi in alcune sue parti: in particolare, la direzione degli attori appare a tratti non ottimale (la Phyllis Kirk, per esempio, è brava ma non viene impiegata al meglio) e l’impostazione di alcune scene non è stata felicissima perché, seconde me, il livello di realismo non è risultato proprio altissimo. Da rimarcare, fra gli aspetti positivi, una convincente prova di Vincent Price, attore simbolo del genere horror. Si segnala, infine, la partecipazione di un giovane Charles Buchinsky, in seguito Charles Bronson, in un ruolo secondario ma molto inquietante.
  • Lo sperone nudo (USA, 1953) – GENERE: western. REGIA: Anthony Mann. INTERPRETI PRINCIPALI: James Stewart, Janet Leigh, Robert Ryan, Ralph Meeker, Millard Mitchell. L’accoppiata Anthony Mann/James Stewart ha regalato dei western indimenticabili e di livello assoluto. Questo è uno di quelli che mi sono piaciuti particolarmente, sebbene lo ritengo un po’ inferiore agli (per ora) inarrivabili Là dove scende il fiume e Winchester ’73. Questo, fra quelli che ho visto, è forse uno dei western più psicologici di Mann, anche se non mancano le scene d’azione sullo sfondo di paesaggi meravigliosi e selvaggi. Cast magnifico di attori fra i quali spicca una strepitosa interpretazione di Robert Ryan in un ruolo da cattivo (indimenticabile il suo sorriso sarcastico e beffardo) che forse toglie lo scettro del miglior interprete al pur grandissimo (non me ne voglia la sua anima) Jimmy Stewart. Notevoli anche l’esuberante Ralph Meeker e la caratterizzazione efficace del veterano Millard Mitchell.

L’ammutinamento del Caine (1954)

19 Gen
Articolo già pubblicato il 20/05/2011 su http://carovecchiocinema.splinder.com/

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Tratto da un romanzo di Herman Wouk, il film è ambientato durante la seconda guerra mondiale e presenta come episodio centrale l’ammutinamento da parte di alcuni ufficiali avvenuto a bordo del bastimento militare statunitense Caine.

Il guardiamarina Keith (Robert Francis), concluso il corso di addestramento ufficiali, viene assegnato all’equipaggio del dragamine Caine pronto a salpare dalla base di Pearl Harbour, nelle Hawaii, per compiere delle esercitazioni in vista di un’azione di guerra. Il giovane ufficiale è un po’ deluso perchè il Caine è una nave piuttosto vecchia e soprattutto perchè il clima a bordo è molto rilassato e la disciplina non viene fatta applicare in modo rigido dal permissivo, ma ben voluto, comandante DeVries (Tom Tully). Al rientro dalla prima esercitazione, il comandante DeVries viene rimosso dall’incarico e sostituito dal severo comandante Queeg (Humphrey Bogart). Questi, sin dall’inizio, impone una rigida disciplina all’equipaggio suscitando una certa ammirazione da parte del giovane Keith. Col passare del tempo, però, l’opinione del guardiamarina nei confronti del nuovo comandante è destinata a cambiare radicalmente perchè Queeg, in più di una circostanza, evidenzia segnali di insicurezza e squilibrio mentale dovuti al lungo periodo trascorso in guerra che si manifestano con paure, valutazioni tecniche errate, manie e eccessiva severità.
Il comandante in seconda, tenente Maryk (Van Johnson), si rende conto che le condizioni di Queeg non sono più adatte per il comando di una imbarcazione e, incitato sin dal principio da un altro ufficiale suo amico, il tenente Keefer (Fred MacMurray), decide di sottoporre il caso all’ammiragliato. Quando i due ufficiali, assieme a Keith, sono in procinto di denunciare i fatti all’ammiraglio, Keefer ha un ripensamento e, per paura delle conseguenze di questa azione, si tira indietro inducendo così anche Maryk a desistere. Appena i tre rientrano a bordo del Caine, un violento tifone si abbatte sulla nave. Il Caine, guidato da un Queeg in stato confusionale, è in gravissima difficoltà e rischia ripetutamente di affondare. Vista la situazione, Maryk, con l’appoggio di Keith, solleva Queeg dal comando e prende in mano la nave riuscendo a portarla in salvo dalla tempesta.
Maryk e Keith vengono accusati di ammutinamento e quindi sottoposti a processo dalla corte marziale. Grazie al buon lavoro svolto dal loro avvocato difensore, il tenente Greenwald (José Ferrer), i due imputati vengono assolti nonostante il vile Keefer, nella sua testimonianza, avesse negato di aver mai appoggiato l’amico Maryk nell’iniziativa. Decisiva per l’esito del processo è risultata la testimonianza dello stesso Queeg, che incalzato dalle domande di Greenwald, entra in crisi evidenziando davanti agli occhi della corte i suoi problemi psicologici. Mentre Maryk e Keith stanno festeggiando assieme ad altri ufficiali del Caine il buon esito del processo, sopraggiunge Greenwald che ammonisce i presenti con delle parole che riassumono il significato morale e più profondo del film: l’ammutinamento in sé è stato un atto giustificato dalla situazione drammatica in cui si trovava il Caine in quel momento, ma la colpa di Maryk e degli altri ufficiali è stata quella di non aver saputo comprendere a fondo i problemi del loro comandante e di averlo lasciato solo quando egli, a modo suo, aveva cercato il loro aiuto.

Film piuttosto conosciuto e apprezzato questo diretto da Edward Dmytryk, sia per il grande cast, sia per l’ambientazione e la presenza di varie scene intense e spettacolari. Nella pellicola alcuni dettagli tecnici di carattere militare sono stati ben curati e, in generale, tutta la struttura del film appare piuttosto robusta. Humphrey Bogart è eccellente nel disegnare il personaggio del comandante Queeg con i suoi cambiamenti di umore, incertezze e paure. Coraggioso e fragile allo stesso tempo il tenente Maryk interpretato dal sempre valido Van Johnson. José Ferrer entra in gioco solo nell’ultima mezz’ora del film ma la sua prova è stata estremamente positiva. Bravi anche Fred MacMurray, il giovane Robert Francis e tutto il resto della compagnia. Piccola parte per Lee Marvin. Celebrativa e trionfale la colonna sonora firmata dal grande Max Steiner. Diverse le nominations agli Oscar – fra cui quella per Humphrey Bogart come miglior attore protagonista, per Tom Tully come miglior attore non protagonista e quella per il miglior film – ma neanche una statuetta vinta.

Alcuni dati sul film:

Titolo originale: The Caine mutiny
Anno: 1954
Genere: drammatico, guerra
Regia: Edward Dmytryk
Sceneggiatura: Stanley Roberts
Soggetto: da un romanzo di Herman Wouk
Musica: Max Steiner

Cast:
Humphrey Bogart interpreta il comandante Queeg
Van Johnson interpreta il tenente Maryk
Fred MacMurray interpreta il tenente Keefer
José Ferrer interpreta l’avvocato tenente Greenwald
Robert Francis interpreta il guardiamarina Keith
May Wynn interpreta May
Tom Tully interpreta il comandante DeVries
E.G. Marshall intepreta l’avvocato comandante Challee
Arthur Franz interpreta il tenente Paynter
Lee Marvin interpreta il marinaio Meatball
Warner Anderson interpreta il capitano Blakely
Claude Akins interpreta il marinaio Loggins
Steve Brodie interpreta il capo Budge
Katharine Warren interpreta la signora Keith
Jerry Paris interpreta il tenente Harding

Alcune immagini del film:

Il dragamine Caine scorta dei mezzi da sbarco durante una missione di guerra.

Il comandante Queeg (Humphrey Bogart) e il guardiamarina Keith (Robert Francis) a bordo del Caine.

Il Caine in balìa del tifone.

Il tenente Maryk (Van Johnson) e il comandante Queeg durante le fasi concitate che portano all'ammutinamento.

L'avvocato della difesa, tenente Greenwald (José Ferrer), durante il processo.

Queeg entra in crisi durante la sua testimonianza al processo.

Addio a Elizabeth Taylor

11 Gen
Articolo già pubblicato il 24/03/2011 su http://carovecchiocinema.splinder.com/

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Ieri, 23 Marzo 2011, si è spenta all’età di 79 anni una grande attrice di Hollywood: Elizabeth Taylor. Da molti conosciuta col diminutivo di Liz, la Taylor è stata molto popolare in particolare negli anni ’50, all’apice della sua carriera artistica e della sua bellezza. Sì, in effetti è stata un’attrice piuttosto affascinante, soprattutto per quei suoi occhi blu-viola che hanno lasciato un’impronta indimenticabile sugli schermi. Di origini inglesi, Liz ha iniziato la sua carriera giovanissima – aveva solo 11 anni – recitando nel film “Torna a casa Lassie” del 1943 a cui farà seguito, l’anno successivo, “Il coraggio di Lassie”. La sua popolarità comincia a crescere sensibilmente con il film “Piccole donne” del 1949 tratto dal famoso romanzo della Alcott e che ebbe un discreto successo di pubblico. Gli fa seguito, nel 1950, la bella commedia “Il padre della sposa” diretto da Vincente Minnelli. Iniziano così gli anni ’50 e Elizabeth diventa protagonista di pellicole straordinarie a cominciare da “Un posto al sole” (1951) di Gerge Stevens dove recita al fianco di Montgomery Clift – i due diventeranno grandi amici – seguito dal kolossal storico Ivanhoe (1952) di Richard Thorpe con Robert Taylor. Arrivano poi “L’ultima volta che vidi Parigi” (1954) di Richard Brooks con Van Johnson, “Il gigante” (1956) di George Stevens, in cui Liz recita al fianco di un’altro suo grande amico, Rock Hudson, e “L’albero della vita” (1957) di Edward Dmytryk dove ritrova Montgomery Clift. Grazie a queste interpretazioni straordinarie Elizabeth diventa una star di livello assoluto raccogliendo, fra l’altro, la sua prima nomination agli Oscar con il sopraccitato “L’albero della vita”. E non finisce quì perchè la Taylor continua a essere protagonista di altri titoli di grande successo come la commedia con risvolti drammatici “La gatta sul tetto che scotta” (1958) sempre di Richard Brooks (seconda nomination agli Oscar), l’enigmatico “Improvvisamente l’estate scorsa” (1959) di Joseph L. Mankiewicz (terza nomination) e la commedia brillante “Venere in visone” (1960) di Daniel Mann che le consentirà di vincere il suo primo Oscar. Nel 1963 è la volta del kolossal storico “Cleopatra” in cui la Taylor recita al fianco di Richard Burton che sarà uno dei suoi sette mariti ma il vero e unico grande amore della sua vita, come dichiarò l’attrice. La seconda statuetta arriva con “Chi ha paura di Virginia Woolf?” (1966) di Mike Nichols in cui Liz duetta magistralmente col marito Richard Burton. Elizabeth ha lavorato anche in Italia recitando nel film di Franco Zeffirelli “La bisbetica domata” (1967) ancora una volta assieme a Richard Burton. Negli anni settanta dirada le sue apparizioni cinematografiche per poi allontanarsi gradualmente dalle scene continuando comunque a far parlare di se per la sua vita sentimentale molto movimentata. Ma al di là dei tanti amori burrascosi, Liz è stata una persona molto altruista; aveva fondato infatti un’associazione per raccogliere fondi a favore della ricerca per combattere l’AIDS.